Non so voi, ma io sono un po' confuso. Si certo, prima ero diffidente, come tanti facevo fatica a credere che questo vento di cambiamenti stesse spianando la strada ad una splendida isopfesia, di fatto è inutile parlare di democrazia, per come la conosciamo noi e per come si presenta attualmente, questa non è la soluzione a nessun problema. Non è quella democrazia delle voci, delle idee, del dibattito e delle critiche costruttive, quella della collaborazione per il bene comune, quella del sediamoci e troviamo una soluzione tutti assieme. Non c'è più niente di tutto questo, di quel partitismo, di quel bicameralismo ma ancora più importante, di quella Repubblica, rimane solo l'ipocrisia sfrenata di chi crede che la propria voce valga più della mia, della vostra.
Magari potessi fare una chiacchierata a quattrocchi con Platone, o con Aristotele, gli chiederei subito di spiegarmi cosa sta succedendo, perché se non ho frainteso le loro parole e quelle dei loro compagni di pensiero, il concetto che abbiamo noi, quello della società attuale, non è altro che una contraddizione. Insomma, qualcuno ha interpretato male secoli di conoscenze politico-filosofiche, o più plausibilmente queste conoscenze sono state modificate negli interessi di pochi. Queste menti assieme ad altre, si son prese la briga e quindi l'onore di far giungere ai tempi nostri i concetti di Demokratia e Politeia, non riesco a capire l'autolesionismo che ha voluto unificare due principi sostanzialmente così diversi.
Politeia (termine greco, in latino Res-Pùblica, da cui il termine attuale Repubblica), sta ad indicare la forza, l'intelletto ed il valore del singolo individuo, a prescindere dalla sua classe sociale di appartenenza. Demokratia (termine greco composto dalle parole demos/popolo e kratos/governo) sta invece ad indicare la forza sovrana del popolo in quanto massa, ma indipendentemente dal suo numero. In democrazia, il popolo esercita il proprio potere in maniera diretta o indiretta.
L'incoerenza tra i due punti, è rappresentata a livello concreto dalla nostra situazione politica: ogni partito in sé rappresenta l'abolizione dell'individualità, gli ideali del singolo quindi, dovranno tendenzialmente uniformarsi a quelli del gruppo o ancor peggio a quelli di un vertice ristretto interno alla formazione politica. Considerata la moltitudine di ideali sui quali qualsiasi partito è fondato, mi pare logico dedurne l'irrazionalità in termini di libertà all'interno di questo stesso, dal momento che l'individuo in quanto membro attivo del partito, al fronte di innumerevoli idee sarà indirizzato al sostegno di punti non sempre condivisi ideologicamente. Questo problema andrebbe però analizzato in un contesto più ampio, quello del bipolarismo per esempio. Mi spiego meglio. Se fuori da un contesto di corruzione o di conflitti d'interesse, ogni parlamentare agisse secondo coscienza e seguendo i propri ideali a prescindere dal volere del proprio partito di appartenenza, egli avrebbe oltre alla funzione di rappresentanza dell'elettore anche quella di moderatore all'interno del partito stesso. Ammesso che quindi, lo stesso discorso si ripeta in un contesto di totalità delle forze politiche, si arriverebbe ad un magnifico equilibrio di ideali, dove maggioranza e opposizione non sono sinonimi di amici e nemici, ma semplicemente parti etiche di uno stesso organo che collaborano, interagiscono ed agiscono nell'interesse del bene comune, quella che chiamiamo politica del buon senso.
Con questo breve articolo vi invito ad una discussione collettiva e costruttiva, se non vi è chiaro uno qualunque dei concetti presentati, o una qualunque delle affermazioni riportate nell'articolo sarò felice di provare a dare risposta alle vostre domande.
Per chi non avesse ancora letto abbastanza a proposito di questi temi, vi consiglio alcune letture quali Politeia(La Repubblica) di Platone; le teorie di Aristotele riguardo Democrazia e Repubblica. Qualora voleste dei riferimenti più precisi riguardo alle fonti sentiatevi liberi di contattarmi.